lunedì 20 luglio 2015

Quattordicesima tappa: Giuditta

Il libro di Giuditta tiene abbastanza il livello del precedente, nonostante uno dei personaggi principali sia un credulone. In sintesi Oloferne, generale di Nabucodonosor, assedia la città di Betulia; passato oltre un mese gli abitanti sono pronti alla resa, ma Ozia chiede ai suoi altri cinque giorni di pazienza. In questo lasso di tempo Giuditta esce dalla città e entra nell'accampamento nemico, spacciandosi per una che vuol tradire. Oloferne se la beve e la ospita; dopo tre giorni la invita pure alla sua mensa, con la speranza di un dopo cena più intimo. Purtroppo per lui ci arriva ubriaco e l'eroina coglie l'attimo per decapitarlo (quasi una seconda Giaele). Tornata a Betulia con il trofeo, lo mostra all'esercito nemico che fugge a precipizio.
Mi soffermo su alcune cose che mi hanno colpito.
Nabucodonosor attacca gli israeliti perché, ad una sua richiesta di unire le forze contro un proprio nemico, ha ricevuto un rifiuto. Tutti i popoli dei dintorni avevano negato il loro apporto, dando poca considerazione al re. Questi scatenerà contro tutti loro Oloferne, in una sorta di guerra mondiale.
Lungo la strada il generale sbaraglia chiunque e si meraviglia che i giudei vogliano opporre resistenza, mentre gli altri popoli si erano arresi per la paura. Achior, re degli Ammoniti (tutti col cartellino giallo?), sconsiglia vivamente l'attacco contro di loro, perché sembrano avere un Dio molto potente.
In un mondo maschilista come quello, è strano che una figura come quella di Giuditta abbia tutto questo risalto: è una donna, vedova, che tira le orecchie agli anziani, che svergogna il coraggio degli uomini, che ne abbindola e uccide uno. Probabilmente il suo spirito patriottico vince su tutto questo e la rende esemplare anche agli occhi di quel tempo.
Questo libro ha anche il merito di aver ispirato moltissimo l'arte dell'ultimo millennio.
Giuditta taglia la testa ad Oloferne, Caravaggio (1598)

1 commento:

mOKa ha detto...

Ah sì, grandi quadri. E grande Giuditta.