giovedì 16 luglio 2015

Dodicesima tappa: Rut

Non so se il libro di Rut sia il più corto di tutta la Bibbia, ma di sicuro lo è di quelli incontrati finora: quattro capitoli che si leggono in 10-15 minuti. Ciò nonostante, si merita un post per conto suo. Non ha nulla di storico, ma è un bel racconto a lieto fine, scritto in una prosa agile e diretta. Inizia al tempo dei Giudici con Noemi e il marito che emigrano per carestia verso la terra di Moab. Qui i due figli sposano due ragazze pagane, Orpa e Rut. Purtroppo i tre uomini muoiono tutti in pochi anni. A questo punto Noemi dedide di tornare in patria e congeda le nuore, ma Rut rimane fedele alla suocera e l'accompagna. Sono molto povere e Rut va a spigolare quello che cade durante la mietitura dell'orzo. Booz, il padrone dei campi, nota la ragazza e ordina ai servi di far cascare apposta le spighe. Le offre pure da mangiare, colpito dalla sua fedeltà. Noemi, astuta, suggerisce a Rut di andare a dormire ai piedi di Booz e di sondare i suoi sentimenti. L'interesse c'è però, per la legge del levirato, non può riscattare Rut come sposa perché, pur essendo parente del marito morto, c'è un altro uomo più prossimo di lui. In un incontro di fronte a 10 testimoni Booz gli chiede se è intenzionato a prendere con sé i campi e la sposa moabita, ma costui non vuole saperne di portarsi a casa una pagana e così l'amore trionfa. Obed, il figlio nato dalla loro unione, sarà il nonno del re Davide.
Una nota folkloristica: «Una volta in Israele esisteva questa usanza relativa al diritto del riscatto o della permuta, per convalidare ogni atto: uno si toglieva il sandalo e lo dava all'altro; era questo il modo di attestare in Israele.» (Rut 4,7).

1 commento:

mOKa ha detto...

Finalmente una novella dopo tanti elenchi, guerre e miracoli! Bella Rut!