lunedì 9 marzo 2015

Mi chiamo Jordan e per vivere, uccido.

Mi chiamo Jordan e per vivere, uccido.
Mi muovo nel folto della foresta guardingo. Animali feroci potrebbero azzannarmi da un momento all'altro. I miei amici non ci sono più, sono rimasto qui, solo. Cerco di sopravvivere. 
Nelle mie mani un fucile. Non ho altro. Mi sono creato un rifugio in un albero cavo. Con dei bastoni e delle liane ho creato delle trappole. Ma nessun animale si è fatto catturare oggi. E io per vivere devo uccidere. Devo mangiare. 
Il sole è alto. Non all'apice, non ancora. Sul fucile scivolano le gocce del mio sudore. Sto camminando da ore, curvo, curvo sotto i rami enormi di questi alberi enormi. Fa caldo. Ho sete. Anche di acqua ho bisogno.
Ho imparato dove si trova l'acqua. C'è un fiume poco distante dal mio albero. Devo cacciare, ora però, non posso perdere il momento. Tra un po' sarà troppo caldo.
Mi gira la testa. Non mangio da troppi giorni. Il caldo è troppo e la sete si fa sentire. 
Mi accuccio, cerco di trovare il mio equilibrio. Aspetto che la testa ritrovi il suo. 
Sento dietro di me dei rumori. Un freddo improvviso mi attanaglia alla gola. Mi giro con lentezza estrema. Ci provo. Ho paura, ma vorrei vedere. Nella mia testa temo sia un leone. Quando finalmente riesco a vedere, eccolo. Imponente. Le sue zampe sono impressionanti. La sua criniera è sontuosa. La sua bocca spaventosa. 
Cerco di non respirare. Sono ancora accucciato a terra, la testa non mi gira più. Sono lucido e pronto. Non so se il leone si può mangiare, ma almeno non sarò io a essere il suo pasto.
Senza far rumore posiziono il fucile, prendo con calma la mira. Il re sta annusando l'aria: di sicuro mi sta sentendo. Devo anticiparlo. Sto per sparare quando alle mie spalle sento qualcosa muoversi velocemente. Mi giro di scatto. Un serpente? Una pantera? Non lo so, la sua corsa mi prende in pieno e mi trovo faccia a terra nel fango.
"Ahihaihaiahiahiahai"
"Qui sei? Deficiente, cosa ci fai tra l'erba? Dai, vieni, la mamma ci aspetta."
Mia sorella. La solita rompiballe. Uff, se solo avesse aspettato qualche minuto. 
Mi alzo e mi spolvero i pantaloni. Pieni di macchie. La mamma si arrabbierà.
Mi incammino e poi mi giro, guardo il leone fermo e maestoso. 
"Domani sarà la tua ora! Aspetta e vedrai!"
Aspetta e vedrai.




1 commento:

F/\B!O ha detto...

Pensavo fosse la leonessa a prendere il cacciatore alle spalle!