I nuovi sentimenti l'ho comprato perché tre degli autori di questa raccolta di racconti sono stati miei insegnanti di scrittura creativa. La curiosità e un po' anche l'orgoglio di aver avuti quei scrittori come miei docenti mi ha portato a prendere e pagare il libro come se le due azioni fossero un sol gesto.
L'idea del libro nasce un po' per scherzo a questi intellettuali del nord est. Tutti uomini preciso.
Come giudizio dico che in effetti si sente che sono tutti uomini. E si sente pure che nascono più o meno dalla stessa cultura, o almeno se non ci sono proprio nati, hanno vissuto nella stessa armosfera culturale. I racconti non sono brutti e non sono scritti male (non sia mai!). Riescono a narrare questi nuovi sentimenti o sentimenti vecchi riadattati per quest'attuale periodo storico, in modo originale. Ti portano inevitabilmente a riflettere. A pensare: mah, forse è così. Oppure no. Specialmente quando si legge di relazioni tenute in vita da email, internet, blog...
Però, un però c'è. Li ho trovato molto simili tra loro, questi racconti. Ci sono rimasta un po' male, mi aspettavo una certa varietà, cambiare sentimento-autore-testo e venire catapultata in un mondo completamente differente da quello della pagina precedente. Però (ecco il però) così non è stato. L'atmosfera che si respirava era sempre la stessa. Un misto di tristezza, nostalgia di sogni spezzati e nebbie in val padana. Dopo una ventina di pagine e un paio di storie ho iniziato a immaginare ogni protagonista come uno scrittore sulla quarantina, senza figli e con una vita un po' precaria, attaccata al pc per necessità lavorative e non. Quando il protagonista non era nulla di ciò, faticavo a ricordarmelo. Insomma, erano un po' appiattiti: diversi nella trama, ma forse troppo simili nella sostanza.
Non so se è un'impressione personale e unica. Forse dovrei prestarlo a qualcuno e sentire altri commenti. Chi si offre?
Mi resta una sola cosa da dire: mi resta la convinzione dell'importanza della presenza di una donna nella raccolta. Sarò femminista...
L'idea del libro nasce un po' per scherzo a questi intellettuali del nord est. Tutti uomini preciso.
Come giudizio dico che in effetti si sente che sono tutti uomini. E si sente pure che nascono più o meno dalla stessa cultura, o almeno se non ci sono proprio nati, hanno vissuto nella stessa armosfera culturale. I racconti non sono brutti e non sono scritti male (non sia mai!). Riescono a narrare questi nuovi sentimenti o sentimenti vecchi riadattati per quest'attuale periodo storico, in modo originale. Ti portano inevitabilmente a riflettere. A pensare: mah, forse è così. Oppure no. Specialmente quando si legge di relazioni tenute in vita da email, internet, blog...
Però, un però c'è. Li ho trovato molto simili tra loro, questi racconti. Ci sono rimasta un po' male, mi aspettavo una certa varietà, cambiare sentimento-autore-testo e venire catapultata in un mondo completamente differente da quello della pagina precedente. Però (ecco il però) così non è stato. L'atmosfera che si respirava era sempre la stessa. Un misto di tristezza, nostalgia di sogni spezzati e nebbie in val padana. Dopo una ventina di pagine e un paio di storie ho iniziato a immaginare ogni protagonista come uno scrittore sulla quarantina, senza figli e con una vita un po' precaria, attaccata al pc per necessità lavorative e non. Quando il protagonista non era nulla di ciò, faticavo a ricordarmelo. Insomma, erano un po' appiattiti: diversi nella trama, ma forse troppo simili nella sostanza.
Non so se è un'impressione personale e unica. Forse dovrei prestarlo a qualcuno e sentire altri commenti. Chi si offre?
Mi resta una sola cosa da dire: mi resta la convinzione dell'importanza della presenza di una donna nella raccolta. Sarò femminista...
2 commenti:
Io mi offrirei anche, ma non credo prima del 2009: sto leggendo I canti di Hyperion e mi mancano ancora 200 pagine, che nella mezz'oretta giornaliera ritagliata in pausa pranzo si consumano lentamente...
Io mi sto godendo "Perchè siamo antipatici: il complesso di superiorità della sinistra" di Luca Ricolfi editorialista della Stampa.
Posta un commento