lunedì 29 agosto 2016

Madre Santa - cap. 1

Inauguriamo i capitoli sulla santità madre, IO, quando cioè vorrei essere in un altro posto, magari senza nessun figlio e senza quella nube nera di incazzatura che mi si blocca in gola. Quando vorrei, soprattutto, che la mia pazienza invece di svanire dopo tre secondi di capricci, durasse almeno tre ore. 
Dopo due anni di post sugli attimi - di solito belli - di Ambra, eccovi i momenti bui del mio essere mamma.

Il 6 agosto, compleanno del santo padre, non il papa ma mio marito (che è doppiamente santo perché sopporta me in stress da capricci e Ambra in pieno dispiegamento vocale), partiamo per la montagna. 
Io arrivo da due giorni di lavoro che si aggirano tra le 10 e 12 ore, senza contare il mese di centri estivi accumulato sulle spalle. Ambra in pratica non si ricorda quasi più di me. 
Di colpo ci ritroviamo io e lei e lei e io. 
Un trauma. 
Non siamo propriamente in vacanza, Fabio in questa settimana sarà il direttore di una casa per campiscuola e dovrà gestire problemi, personale e clienti. 
Io e Ambra invece siamo proprio in vacanza. Questo, però, vuol dire che non ci sarà lui a mitigare il nostro rapporto. Più che in vacanza mi sento in prossimità di una guerra...
E non c'è la tv. Cioè, non si vede Rai Yoyo. Il mio cellulare si avvicina alla linea piatta di un paziente in una puntata di Grey's Anatomy: zero rete. Le nostre due droghe sono neutralizzate dai monti.
Questo vuol dire che io sono libera e Ambra è inarrestabile.
I primi due giorni li passiamo a camminare avanti e indietro per casa e in giro per le stradine circostanti. Io cerco continuamente di distoglierla da idee malsane come cogliere i fiori sul ciglio dello strapiombo o di correre come una pazza e sbucare in mezzo alla strada.
Mi rendo conto che i suoi divertimenti tendono al suicidio. 
Ma soprattutto, li passiamo a litigare. Ogni no è una tragedia! E ogni tragedia sono sberle che mi arrivano. A ogni sberla pretendo le scuse. E giù lacrime e pianti. Poi facciamo pace.
Passa una mezz'ora e tutto si ripete. 
A sera sono più stanca di Fabio. 
L'apoteosi si verifica il mercoledì: mi ritrovo con Ambra in piena crisi sul piazzale della chiesa, che non vuole salire sul passeggino, non vuole camminare, non vuole stare in braccio. Non vuole. Punto.
L'ipotesi: ti lascio qui al primo che ha il coraggio di pigliarti, si palesa nella mia mente, ma so che è solo disperazione. 
La seconda: un santo che scenda dal cielo ad aiutarci, non mi pare concretizzabile.
La terza: mollarle uno sculaccione che le tolga il respiro, la evito, ormai ho capito che è controproducente. 
E allora non so più cosa fare. Mi sento svuotata e il sentimento di essere una pessima madre mi riempie i pensieri e mi appesantisce il cuore. 
Vari minuti e tentativi dopo, Ambra si acquieta e riusciamo, in qualche modo, a tornare nella casa. 
Incredibilmente è stato il picco, da lì le cose sono andate meglio e la settimana è finita in una discreta serenità.
Ho capito che per gestire i suoi capricci è meglio avere un po' di pazienza e prendere la situazione con il sorriso. Così Ambra diventa più concigliante e si calma prima.
Certo, ma come scrivevo all'inizio, difetto di pazienza. Non so come fare, svanisce troppo velocemente. 
Conoscete negozi che vendono Kit di Santa Pazienza? Ormai vendono di tutto... quella ancora no?





1 commento:

F/\B!O ha detto...

Hai scritto bene, è stato peggio per voi che per me :-|