lunedì 25 maggio 2015

Settima tappa: Giudici

Mentre Giosuè ci ha presentato la conquista della Terra Promessa come facile e irresistibile, nel Libro dei Giudici ne leggiamo una versione diversa, in cui il popolo di Israele è una federazione di tribù poco unita, continuamente insidiata dai vicini.
Il nucleo del libro, tolte le due introduzioni e le due appendici, tratta le vicende di 12 governatori, alcuni maggiori e altri minori, risultando in un susseguirsi eterogeneo di racconti, sia per estensione che per stile. In mezzo alla prosa ci sono alcuni deliziosi passi di poesia.
Lo schema delle vicende è sempre lo stesso: gli israeliti adottano comportamenti infedeli e perdono il favore divino, i nemici si fanno sotto e hanno la meglio, il popolo allora si ravvede e invoca aiuto, Dio suscita un giudice che possa guidarli.
Mi soffermerò soltanto sui maggiori.
Debora, prima donna a diventare giudice, ha Barak (da qui il nome di Obama?) come braccio destro alla guida dell'esercito. In una battaglia gli sfugge il capo dei nemici, ma questi si rifugia presso uno che ha sposato un'ebrea. Lei si finge ospitale e protettiva, ma - appena si addormenta sfinito - Giaele «prese un picchetto della tenda, prese in mano il martello, venne pian piano a lui e gli conficcò il picchetto nella tempia, fino a farlo penetrare in terra» (Gdc 4,21).
Gedeone deve affrontare i Madianiti e raduna un esercito di 32.000 uomini. Al Signore non piace vincere facile e gli fa fare delle scremature creative fino a scendere a 300. Nemico in panico e vittoria sicura.
Abimelec vuole farsi re da solo, ma il popolo insorge. Mentre assalta le mura di una città, una donna gli getta in testa una macina da mulino. Il morente chiede ad un subalterno di trafiggerlo, affinché non si potesse dire che era morto a causa di una donna.
Iefte (da qui il nome del nostro amico Jafti?) fa uno dei voti più tristi della Bibbia: immolerà, in caso di vittoria contro gli Ammoniti, la prima persona che gli verrà incontro dalla porta di casa sua. Vince. Indovinate? È sua figlia. L'unica. Ancora vergine. L'episodio ispirò a Dante questa invettiva (Paradiso V, 64-68):
«Non prendan li mortali il voto a ciancia;
siate fedeli, e a ciò far non bieci,
come Ieptè a la sua prima mancia;
cui più si convenia dicer "Mal feci",
che, servando, far peggio...»
Infine Sansone, il più celebre, l'Ercole dell'epica ebraica. Sorvolo sui capelli, perché lo sanno tutti. La sua nascita è preceduta da un'Annunciazione simile a quella di Isacco e di Gesù. Sansone incendia covoni, grano, vigneti e oliveti dei Filistei legando fiaccole accese alle code delle volpi che ha catturato.
Vedremo se i re se la sapranno cavare meglio con questo popolo duro e riottoso.

2 commenti:

mOKa ha detto...

Preferivo se mi citavi le poesie! Le donne di questo libro sono davvero pericolose!

mOKa ha detto...

Preferivo se mi citavi le poesie! Le donne di questo libro sono davvero pericolose!