venerdì 12 giugno 2009

Caramelle

Sul marciapiede c’è una caramella blu. Chi l’avrà persa, penso. Vado oltre. Camminando, sguardo basso come sempre, ne conto altre tre. Avrà le tasche bucate ‘sto tizio, penso. Vado oltre. L’ultima è davanti all’entrata del mio ufficio. Penso: mai viste di questo colore, blu elettrico, sembrano fatte d'energia liquida. Mi fermo. La curiosità spinge la mia mano a prenderla: voglio osservarla meglio. Non l’afferro, però: la caramella muta, si allunga. È lei a afferrare me: si attorciglia sul mio polso come manetta e con lenta forza trascina il mio braccio verso terra. Il marciapiede perde solidità, la mia mano lo penetra, come non esistesse. Vi entrano poi, con smodata lentezza, avambraccio e gomito. Affondano stupiti i miei piedi, seguiti da gambe e ginocchia. La terra è come un ologramma: irreale. Mi rimangono testa e braccio sinistro, fuori da quella prigione grigia incomprensibile. Il terrore mi penetra come gelida anestesia. La voce non esce dalla gola ghiacchiata, gli occhi restano spalancati, congelati addosso alla porta d'entrata del mio ufficio, mia salvezza troppo lontana.
Ora non vedo e non sento più nulla. Resto solo dita mentre muovo segnali d’aiuto, come messaggi morse. In questa pozza di nulla anch'io divento nulla. Un'ultimo flash, prima dell'oblio: non esisto più, penso.

1 commento:

F/\B!O ha detto...

Per fortuna l'etichetta a fine post è "scleri d'autore" e non "asilo"...