Mentre scrivevo il post di ieri mi è venuta l'illuminazione per risolvere il problema del cuscino: usare la coperta dell'altro letto piegata in quattro. Risultato: ho dormito benissimo.
Il mattino è arrivato troppo in fretta e mi sono rituffato in questa grande capitale. Pensate che nella zona dell'Europa e dintorni soltanto Istanbul ha un agglomerato urbano più grande. Un decimo dei russi abita a Mosca. In questo periodo è tutta un cantiere, sia per lavori pubblici che privati. Ti muovi e trovi strade, piazze, palazzi in costruzione o rifacimento. In un periodo di crisi tutto questo dinamismo mi fa sperare. Mi dispiace però per gli operai che in questi giorni sono costretti a lavorare sotto la neve e generalmente in condizioni climatiche avverse.
Un'altra cosa che si nota girando è l'enorme numero di baracchini di venditori lungo i marciapiedi. Sono essenzialmente di tre tipi: chincaglierie, cibo onto e fiori, numerosissimi. Mi vien da credere di essere nella città più romantica del mondo. Mi chiedo invece come facciano a conservarsi tutti quei fiori, perché non è possibile che ci sia una quantità di acquirenti sufficiente a dare il ricambio a tutti i punti vendita. La risposta, amico mio, soffia nel vento e mi punge il viso. Di fronte al mio albergo ce ne sono tre e il personale è dentro anche quando ritorno a ora tarda, magari appisolato con la testa appoggiata al bancone (chi mai comprerà fiori a mezzanotte?).
Oggi a lavoro seguo un'altra utente, che ovviamente si chiama Tatiana. È un po' distratta, mi chiede una cosa per un'altra, si confonde tra i termini e le stampe. La cosa migliore, però, è come pronuncia il TH in inglese: diventa invariabilmente una S. Dunque this = sis, with = uis, without = uisaut, the = se e così via, anche se il mio premio personale va a think = sink che ha ben altro significato. Le volte in cui dice "Io penso che..." mi vien da ridacchiare traducendo "Io lavandino che...".
A pranzo torniamo nel locale di ieri, purtroppo però il cameriere che parlava bene l'inglese è assente. Nessun altro lo sostituisce degnamente e il servizio è un po' appannato. Incomprensibilmente piatti presi il giorno prima oggi non sono più disponibili. Per me Duck Confit Salad, Quiche Lorraine e Cheese Cake.
Il pomeriggio mette a dura prova il mio cuore, quando la Ceci mi dice che probabilmente dovrò fermarmi a Mosca anche la prossima settimana. L'idea non mi attira e il mio volto parla per me. Ci mettiamo intorno ad un tavolo noi due e le due Tatiane, per cercare di dirimere la situazione: in pratica un file che ci serve per l'ultimo test fa fatica ad arrivare dalla dogana e per questo siamo bloccati. Le russe vorrebbero farlo con me presente, ma non c'è alcuna garanzia che il file arrivi entro domani sera. Cecilia chiama il mio capo, per vedere se è possibile prolungarmi la missione o mandare qualcun altro: per fortuna Emanuele (supportato da Antonella) spiega che io devo tornare per occuparmi della Svizzera e che il supporto lo possiamo dare tranquillamente da remoto. Le donne non sono molto convinte, ma tant'è. Prima di tornare alla scrivania chiarisco con la Ceci che non è un mio capriccio né ho qualcosa contro le colleghe o la città, ma ho quattro impegni personali da domenica a mercoledì, senza contare che non avrei più roba da mettermi.
Finiamo tardi anche oggi e l'idea di Silvia di provare un ristorante consigliatole da un amico sfuma, quindi andiamo sul sicuro con il buon vecchio Snegiri. Pure qui i camerieri sono tutti nuovi e mancano sia Big Smile che Irina, ci serve invece Александра (Aleksandra). Per me Mushrooms Soup, Chicken Kiev e Partisan (vodka fatta in casa con liquore alla pesca e limone). Chiacchieriamo in lungo e in largo e scopro che Silvia conosce don Siro.
Ci lasciamo con il proposito di passare l'ultima sera a negozi.
Il mattino è arrivato troppo in fretta e mi sono rituffato in questa grande capitale. Pensate che nella zona dell'Europa e dintorni soltanto Istanbul ha un agglomerato urbano più grande. Un decimo dei russi abita a Mosca. In questo periodo è tutta un cantiere, sia per lavori pubblici che privati. Ti muovi e trovi strade, piazze, palazzi in costruzione o rifacimento. In un periodo di crisi tutto questo dinamismo mi fa sperare. Mi dispiace però per gli operai che in questi giorni sono costretti a lavorare sotto la neve e generalmente in condizioni climatiche avverse.
Un'altra cosa che si nota girando è l'enorme numero di baracchini di venditori lungo i marciapiedi. Sono essenzialmente di tre tipi: chincaglierie, cibo onto e fiori, numerosissimi. Mi vien da credere di essere nella città più romantica del mondo. Mi chiedo invece come facciano a conservarsi tutti quei fiori, perché non è possibile che ci sia una quantità di acquirenti sufficiente a dare il ricambio a tutti i punti vendita. La risposta, amico mio, soffia nel vento e mi punge il viso. Di fronte al mio albergo ce ne sono tre e il personale è dentro anche quando ritorno a ora tarda, magari appisolato con la testa appoggiata al bancone (chi mai comprerà fiori a mezzanotte?).
Oggi a lavoro seguo un'altra utente, che ovviamente si chiama Tatiana. È un po' distratta, mi chiede una cosa per un'altra, si confonde tra i termini e le stampe. La cosa migliore, però, è come pronuncia il TH in inglese: diventa invariabilmente una S. Dunque this = sis, with = uis, without = uisaut, the = se e così via, anche se il mio premio personale va a think = sink che ha ben altro significato. Le volte in cui dice "Io penso che..." mi vien da ridacchiare traducendo "Io lavandino che...".
A pranzo torniamo nel locale di ieri, purtroppo però il cameriere che parlava bene l'inglese è assente. Nessun altro lo sostituisce degnamente e il servizio è un po' appannato. Incomprensibilmente piatti presi il giorno prima oggi non sono più disponibili. Per me Duck Confit Salad, Quiche Lorraine e Cheese Cake.
Il pomeriggio mette a dura prova il mio cuore, quando la Ceci mi dice che probabilmente dovrò fermarmi a Mosca anche la prossima settimana. L'idea non mi attira e il mio volto parla per me. Ci mettiamo intorno ad un tavolo noi due e le due Tatiane, per cercare di dirimere la situazione: in pratica un file che ci serve per l'ultimo test fa fatica ad arrivare dalla dogana e per questo siamo bloccati. Le russe vorrebbero farlo con me presente, ma non c'è alcuna garanzia che il file arrivi entro domani sera. Cecilia chiama il mio capo, per vedere se è possibile prolungarmi la missione o mandare qualcun altro: per fortuna Emanuele (supportato da Antonella) spiega che io devo tornare per occuparmi della Svizzera e che il supporto lo possiamo dare tranquillamente da remoto. Le donne non sono molto convinte, ma tant'è. Prima di tornare alla scrivania chiarisco con la Ceci che non è un mio capriccio né ho qualcosa contro le colleghe o la città, ma ho quattro impegni personali da domenica a mercoledì, senza contare che non avrei più roba da mettermi.
Finiamo tardi anche oggi e l'idea di Silvia di provare un ristorante consigliatole da un amico sfuma, quindi andiamo sul sicuro con il buon vecchio Snegiri. Pure qui i camerieri sono tutti nuovi e mancano sia Big Smile che Irina, ci serve invece Александра (Aleksandra). Per me Mushrooms Soup, Chicken Kiev e Partisan (vodka fatta in casa con liquore alla pesca e limone). Chiacchieriamo in lungo e in largo e scopro che Silvia conosce don Siro.
Ci lasciamo con il proposito di passare l'ultima sera a negozi.
4 commenti:
Quindi la prossima volta TANTA CIOCCOLATA!
Che ben!
Non ho capito ;-(
Se lavorerai al progetto per la Svizzera...
Fabio per negozi? Mah, donne per negozi! O forse ha un obiettivo? Eh, stai cercando qlc strumento strano o alc matrioska da rifilare a qlc per un prossimo compleanno? Eh?
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