mercoledì 28 gennaio 2009

Dalla Russia con amore

Riprendo da dove vi avevo lasciati. La mia camera è una doppia ad uso singolo ed ogni letto ha due cuscini, tutti grossi. Io dormo prevalentemente prono e per questo mi trovo meglio con uno sottile. Ho lottato per circa un'oretta nel tentativo di addormentarmi, prima abbassando la temperatura di 4°C, poi sostituendo l'imbottitura (che, per chi è stato con me a Lourdes, ricorda i cuscini dell'UNITALSI) di uno dei guanciali con un copriletto, alla fine realizzando che la soluzione migliore era dormire di lato.
Stamane ho fatto colazione in albergo e già da qui ho cominciato male: ho mangiato un sacco. Tra l'altro ho pure sforato di circa 5 euro sul massimale. All'uscita mi sono trovato con la Silvia e insieme ci siamo recati in ufficio. All'ingresso del palazzo ci sono i tornelli ed è una zona tropicale: il gradino termico tra interno ed esterno sarà sui 35°C. Il resto dell'edificio è tenuto ad una temperatura più umana. L'ambiente è grigio: moquette, mobili, infissi, tutto grigio. Nuovo ma grigio. Il clima invece è positivo e accogliente. Silvia mi ha presentato il personale: quasi tutte donne, quasi tutte Tatiane (Татьяна). Mi ha fatto spazio sulla sua scrivania e mi sono attaccato alla rete. Tra posta, SAP, Skype quasi mi pareva di essere a Castrette, non fosse stato per i dialoghi in russo. Io ho interagito con Tatiana (ovviamente) Suvorova e abbiamo sistemato alcune cosette.
A pranzo Silvia mi ha portato in un locale rinomato per le loro preparazioni artigianali: pane, pasticceria, confetture, sottoli. Io ho preso una Vegetables Fantasy e un Sushi Style, entrambi sono risultati molto abbondanti. Il cameriere parlava un inglese impeccabile, Silvia si è quasi commossa. Quando mi ha recitato a memoria la lista delle birre e ho esclamato "U-GAR-DEN!" si è un po' spaventato.
Il pomeriggio è continuato sulla falsa riga del mattino. Il mio inglese si è scrollato di dosso la ruggine con l'utilizzo. Alle 18 Silvia non dava ancora segni di cedimento, così sono arrivate le 19 e anche le 20. Le ultime ragazze fanno per andarsene e cominciano a dire "If you want to stay here more...", al che le fermo subito ribattendo "Sì, all night long ciò". Loro si mettono a ridere e Silvia spegne il PC, olè.
Breve tappa nei rispettivi alberghi e poi prendiamo la metropolitana verso la piazza rossa. La stazione si trova ad un livello equivalente a 11 piani di profondità e le scale mobili sono molto ripide. Quando risaliamo, ci troviamo sul lato ovest del Cremlino. Seguendo un po' la cartina ci giriamo attorno da nord finché non intravediamo l'entrata della piazza rossa e la cattedrale di San Basilio, bellissima, con le sue torri e le sue cupole, che Silvia chiama "le meringhe". Le foto probabilmente non saranno venute un gran ché, ma vi assicuro che a vederla dal vivo merita. Andiamo a cena riproponendoci di passarle davanti anche dopo.
Il locale che scegliamo è lì vicino e c'è pure una comitiva di bergamaschi, riconoscibili da qualche imprecazione e dalle cazzuole che spuntano dalle tasche. Silvia prende un Pork Kebab, mentre io scelgo la vita e il sonno optando per un vassoio di frutta mista (400g di uva, arancia, pompelmo, mela, pera, kiwi) e una coppa di fragole. La mia collega stenta a riconoscermi, ma è indaffarata a sopravvivere alla salsa piccante. E a schivare le mie foto.
Nel frattempo si è messo a nevicare e quando usciamo l'atmosfera è ancora più magica: facciamo il giro della piazza rossa, torniamo alla cattedrale, scendiamo verso la Moscova (il fiume che attraversa serpeggiando la capitale russa) e circumnavighiamo il Cremlino da sud per chiudere il giro intorno alle mura della cittadella. Riprendiamo la metro per tornare ed è a questo punto che l'inaspettato si presenta puntuale.
I giorni prima di partire mi era capitato di pensare che sarebbe stata una coincidenza fantastica se qualche bel gruppetto, magari power metal, fosse stato in concerto a Mosca proprio una delle sere della mia permanenza in città. Chi mi ritrovo, quasi per caso, in una locandina nei corridoi sotterranei? Toto Cutugno!!! A questo punto non ci resta che cantare "...sono un italiano vero!".
Stanchi ma fieri ci/vi salutiamo.

1 commento:

mOKa ha detto...

Da questi post mi resto l'idea che a Mosca si mangia bene e abbodante!
Mi paicerebbe vedere la piazza rossa e... come vuoi chiamarle quelle se non meringhe?