Ieri ho finito di leggere Firmino.
L'ho comprato e ho iniziato a leggerlo ricca di aspettative. Cos'altro avrebbe potuto pensare una lettrice vorace (o almeno tento di esserlo!) della storia di un topolino erudito? Un topo di biblioteca non per modo di dire: puro senso letterale.
Firmino nasce un po' più piccolo e più fragile dei suoi 12 fratelli. Questa debolezza lo porta a non riuscire ad accaparrarsi manco una volta una delle 12 tettine della mamma, monopolizzate dagli altri figli. Ciò che gli resta sono gocce. I morsi della fame lo portano ad avventurarsi fuori dal rifugio scelto dalla madre e a scoprire un negozio ricco di scaffali di libri. Dopo essersi saziato con la carta, si accorge che quel che mangia porta in sé un significato. Parole, un mondo di immagini fatte di parole. Da qui tutto ha inizio. Il suo amore per alcuni umani e una vita spesa nel tentativo di comunicare con loro.
La storia mi prende ancora ora che la scrivo.
Il libro non è mai riuscito a farlo, però.
Mi immaginavo una scrittura scattante e sciolta, come possono essere i movimenti di un topolino. Preciso, non mi aspettavo un romanzo per ragazzi banale, ma solo un'opera dallo stile più dinamico, più semplice e leggero, di sicuro. Invece l'ho trovato un po' pesante. Le frasi lunghe, perse in titoli e storie di romanzi famosi, che di per sé sono apprezzabili, ma nell'insieme non donavano quell'agilità che secondo me avrebbe giovato al tutto.
Ho sentito la mancanza di Leggerezza e Agilità, come scriveva il buon Calvino in Lezioni Americane.
Ho pensato che forse l'autore voleva porre l'attenzione, anche stilisticamente, non tanto al topo come topo, come io pensavo facesse, ma al fatto che Firmino era diverso da tutti gli altri membri della sua razza. Riflessivo, sognatore e lettore. Perciò anche la scrittura sarebbe stata come lui, un po' lenta e forse anche un po' zoppa, come diventerà il protagonista.
Eppure il libro è tra i più venduti del momento... sono sempre io quella che va contro corrente?
L'ho comprato e ho iniziato a leggerlo ricca di aspettative. Cos'altro avrebbe potuto pensare una lettrice vorace (o almeno tento di esserlo!) della storia di un topolino erudito? Un topo di biblioteca non per modo di dire: puro senso letterale.
Firmino nasce un po' più piccolo e più fragile dei suoi 12 fratelli. Questa debolezza lo porta a non riuscire ad accaparrarsi manco una volta una delle 12 tettine della mamma, monopolizzate dagli altri figli. Ciò che gli resta sono gocce. I morsi della fame lo portano ad avventurarsi fuori dal rifugio scelto dalla madre e a scoprire un negozio ricco di scaffali di libri. Dopo essersi saziato con la carta, si accorge che quel che mangia porta in sé un significato. Parole, un mondo di immagini fatte di parole. Da qui tutto ha inizio. Il suo amore per alcuni umani e una vita spesa nel tentativo di comunicare con loro.
La storia mi prende ancora ora che la scrivo.
Il libro non è mai riuscito a farlo, però.
Mi immaginavo una scrittura scattante e sciolta, come possono essere i movimenti di un topolino. Preciso, non mi aspettavo un romanzo per ragazzi banale, ma solo un'opera dallo stile più dinamico, più semplice e leggero, di sicuro. Invece l'ho trovato un po' pesante. Le frasi lunghe, perse in titoli e storie di romanzi famosi, che di per sé sono apprezzabili, ma nell'insieme non donavano quell'agilità che secondo me avrebbe giovato al tutto.
Ho sentito la mancanza di Leggerezza e Agilità, come scriveva il buon Calvino in Lezioni Americane.
Ho pensato che forse l'autore voleva porre l'attenzione, anche stilisticamente, non tanto al topo come topo, come io pensavo facesse, ma al fatto che Firmino era diverso da tutti gli altri membri della sua razza. Riflessivo, sognatore e lettore. Perciò anche la scrittura sarebbe stata come lui, un po' lenta e forse anche un po' zoppa, come diventerà il protagonista.
Eppure il libro è tra i più venduti del momento... sono sempre io quella che va contro corrente?

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5 commenti:
Il campo rotante prodotto dalle correnti di statore induce negli avvolgimenti di rotore, per la legge di Faraday-Lenz, tensioni che vi fanno circolare correnti, essendo gli avvolgimenti di rotore chiusi su se stessi (in cortocircuito). Queste correnti generano a loro volta un campo magnetico che ruota alla stessa velocità di quello di statore. E' dunque fisso rispetto ad esso e, tra i due campi si manifesta una forza che si trasmette al rotore ponendolo in rotazione nel senso del campo rotante. La rotazione fa variare la corrente di rotore in quanto varia la forza elettromotrice indotta per la variazione della velocità relativa tra rotore e campo rotante. L'intensità e la posizione del campo di rotore, che mantiene comunque sempre la stessa velocità del campo statorico, variano fino al raggiungimento di una situazione di equilibrio, che si ha quando la coppia motrice trasmessa al rotore dall'interazione tra i due campi, diventa uguale alla coppia resistente.
Apprezzi di più il tuo libro?!? :-))
Beh dai, sei stato anche gentile, secondo me la spiegazione della mutua induzione è molto peggio.
Pier di solito ci sono anche le figure nei libri e in casi come questo aiutano molto.
W W la regola della mano destra!!! :-))
Pensavo di parlare di un libro, invece son finita in una discussione di fisica...
Capita con gli ingegneri, monica, ti dispensano tutte queste utilissime nozioni, senza che tu nemmeno le chieda :-)
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