mercoledì 20 aprile 2016

-Se i quadri potessero...- XXI Secolo

Continua la rubrica dedicata alle opere d'arte! Oggi vi presento un autore di strada, contemporaneo:

Bros


Esce dalla mia bocca sotto forma di Cazzo cazzo cazzo, ma dentro di me è un'esplosione nucleare multicolore, tante sfumature quante le sfighe che mi stanno accadendo ultimamente.
Ma tutte a me?
Tutte in questo 2016?
Sbatto la porta dalla mia camera cercando di imprimere un po' di quell'energia distruttiva nel movimento.
Lo SBANG clamoroso che vibra alle mie spalle non mi soddisfa del tutto.
Mi si comprime nel petto il fungo atomico di rabbia e riesco a non farlo troppo percepire agli altri, sul momento. Almeno dal mio viso. Con la porta mi sono sputtanata, lo so.
Ho mantenuto un minimo di calma apparente all'inizio. Mi sono alzata, ho sistemato con gesti misurati i cocci della tazzina di caffè che mi si è schiantata per terra, proprio accanto alle mie scarpe nuove. Adidas. Bianche. Nuove.
Maledetta zia dall'America che hai voluto a tutti i costi il caffè. Perché è così buono. Perché negli U.S.A. non lo fanno così. Perché non sa come farà a tornare a bere quel bibitone statunitense.
Ma chissenefrega! A saperlo che manco una tazzina sai tenere in mano, ti avrei regalato direttamente la moka per fartelo il caffè, in America!
Ho sorriso alla zia, ho detto “Don't worry!”, ho raccolto e pulito con la parvenza di una geisha abituata a servire.
Ma io l'ho sentito.
Dentro ha deflagrato.
Tutto è contaminato.
Anche se non mi sono esposta, dentro tutto è contaminato.
Quando mia madre mi dà il via libera, sorrido ancora alla zia e mi incammino verso la camera.
E non mi trattengo più.
SBANG!
Quando sarò a letto, in quell'odioso attimo tra la veglia e il sonno in cui ogni pensiero sembra definitivo, dovrò ritirarmi in me e cercare di raccapezzarmi in quella distesa di disastro e colore.
Cercare un ordine nella confusione. Cercare me stessa tra quelle tonalità, senza immischiarmici.
Mi siedo sul letto e guardo sconsolata le chiazze marroni.
Una somiglia un po' alle Americhe.
Mi butto sul letto e mi copro gli occhi.
Vedo tutti i colori che si sono spiaccicati contro le pareti del mio essere. A tutta dritta, una gran bella zona rosso cupo.
Comunque alla fine è colpa mia. Sono arrivata a casa, mia madre mi ha detto che stava arrivando zia Rosemary e io non mi sono cambiata. In fondo, volevo fare bella figura. Se mi avesse impiastricciato le ciabatte non avrei dentro me tutta questa confusione.
Mi scende una lacrima.
La sento mentre scorre e nella mia mente è blu, scuro e freddo.
Mi arriva al collo e gira, fino alla nuca.
Che fastidio quando si piange da sdraiati.
Lascio andare la lacrima e mi fermo sui resti del mio essere. La zona blu, verde e viola sarà l'ultima che sistemerò, fa troppo freddo lì.
Le sfumature del giallo e dell'arancione non le guardo nemmeno. Sono troppo felici al momento.
In tutta quella devastazione decido di sostare un po' sulle rare macchie bianche. Non sono molte ma ci sono.
Il mio fungo atomico ha creato proprio un gran mosaico…
Nel bianco mi perdo un po'.
Le lacrime scendono.
Ma alla fine, soprattutto, Marco perché mi ha lasciata?

1 commento:

F/\B!O ha detto...

Ah ecco il motivo vero!