giovedì 29 ottobre 2015

Ventiseiesima tappa: Qoèlet

Il Qoèlet o Ecclesiaste è opera di un anonimo che scrive sotto dettatura del re Salomone, la solita attribuzione "prestigiosa" già vista nel Cantico e nei Proverbi. È formata da 12 capitoli contenenti varie meditazioni sapienziali sulla vita, la conoscenza, la gioia, il tempo, il lavoro, la religione, la politica, la fortuna, la morte.
Vi riporto il prologo, perché è molto bello:
Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re di Gerusalemme.
Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità, tutto è vanità.
Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno
per cui fatica sotto il sole?
Una generazione va, una generazione viene
ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge e il sole tramonta,
si affretta verso il luogo da dove risorgerà.
Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana;
gira e rigira
e sopra i suoi giri il vento ritorna.
Tutti i fiumi vanno al mare,
eppure il mare non è mai pieno:
raggiunta la loro mèta,
i fiumi riprendono la loro marcia.
Tutte le cose sono in travaglio
e nessuno potrebbe spiegarne il motivo.
Non si sazia l'occhio di guardare
né mai l'orecchio è sazio di udire.
Ciò che è stato sarà
e ciò che si è fatto si rifarà;
non c'è niente di nuovo sotto il sole.
C'è forse qualcosa di cui si possa dire:
«Guarda, questa è una novità»?
Proprio questa è già stata nei secoli
che ci hanno preceduto.
Non resta più ricordo degli antichi,
ma neppure di coloro che saranno
si conserverà memoria
presso coloro che verranno in seguito.
Avrete riconosciuto alcune espressioni entrate nell'uso comune; un altro brano molto noto è quello sul tempo opportuno per ogni cosa (Qo 3,1-9).
Se morire è l'unico finale possibile, allora tutto è vano. L'autore, con ironia e capacità, impernia il suo testo su quel grande "se". Il libro mi è piaciuto moltissimo, proprio perché non ci sono risposte certe o toni consolatori, bensì domande, dubbi, sconcerto, spunti e provocazioni. È una lettura che non lascia indifferenti: obbliga a pensare, ad obiettare o ad assentire, finanche a prendere le distanze infastiditi. Costringe a non essere passivi, a lasciare sicurezze e luoghi comuni.
Il suo punto di vista è concreto e quotidiano, perché si focalizza sulle situazioni della vita, con le loro complessità e i loro interrogativi. A prendere uno solo dei suoi versetti si rischia di travisare il senso del suo discorso, spesso sottile; serve una valutazione integrale: le frasi si equilibrano e chiariscono vicendevolmente. Vanno seguite con attenzione.
Qoèlet è uno che non ha paura di mettersi alla cerca e di provare strade nuove. Si potrebbero appiccicare molte etichette ad opera e autore, ma essi sfuggono ad ogni catalogazione, ricchi di sfaccettature come la realtà stessa. Questo libero pensatore, che si aggrappa alla sua ragione, alla sua coscienza e alla sua libertà (anche verso Dio, la religione e i potenti), conclude scrivendo: "Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo per l'uomo è tutto".

1 commento:

mOKa ha detto...

Bello l'incipit e ricco di frasi che effettivamente si usano molto.