Le colline sconfinano in bianchezza.
Persone o stelle
mi guardano con tristezza, le deludo.
Il treno lascia una linea di respiro.
O lento
cavallo color ruggine,
zoccoli, dolenti campane-
Per tutta la mattina la
mattina si è andata annerando.
Un fiore trascurato.
Le mie ossa hanno requie, i campi
lontani mi sciolgono il cuore.
Minacciano
di assumermi fino a un cielo
senza stelle né padre, acqua buia.
Sylvia Plath
Persone o stelle
mi guardano con tristezza, le deludo.
Il treno lascia una linea di respiro.
O lento
cavallo color ruggine,
zoccoli, dolenti campane-
Per tutta la mattina la
mattina si è andata annerando.
Un fiore trascurato.
Le mie ossa hanno requie, i campi
lontani mi sciolgono il cuore.
Minacciano
di assumermi fino a un cielo
senza stelle né padre, acqua buia.
Sylvia Plath
Sylvia è americana, la poesia che ho riportato è perciò, in originale, scritta nella lingua madre della poetessa. L'ho riportata in italiano perché non mi attirava il suono delle parole lette in inglese, quanto le immagini che percepivo leggendo le parole italiane, che comprendo decisamente meglio. Adoro il primo verso di ogni strofa, adoro i versi centrali della poesia «Per tutta la mattina la / mattina si è andata annerando». Parole che giocano con le parole. Fantastico.
Per chi non la conoscesse clicchi qui.
Io, tanto per dirne una, la conoscevo per il modo in cui si è suicidata. Il suo nome ritornava spesso tra la critica, e anche nelle interviste, che ho letto durante la mia tesi, come confronto alle opere di Vivian Lamarque. Mi è sempre rimasta la curiosità di leggerla e mi ci sono messa adesso, a 2 anni dalla laurea.
È intensa e cupa, costantemente in bilico tra il trascorrere della vita e l'attesa della morte. La sua bibliografia mi ha stregato, non so se chi l'ha scritta fosse particolarmente bravo o se davvero mi affascina lei. Quando ho letto Pecorella nella nebbia mi son detta "Questa!", pensando di riportare una poesia nel blog. Incantata dalle metafore, dalle parole estranee che unite generano meraviglia «Il treno lascia una linea di respiro». Quasi disegni per una favola, se non fosse per la «tristezza», ma ancor di più, per quel «fiore trascurato» e l'ultima strofa, in cui ogni sogno o speranza viene negato.
Comunque se vi incuriosisce, il libro ce l'ho e anche la possibilità di prestarvelo, in caso. Ma ho la sensazione che non otterrà molta simpatia... chissà perché.
Per chi non la conoscesse clicchi qui.
Io, tanto per dirne una, la conoscevo per il modo in cui si è suicidata. Il suo nome ritornava spesso tra la critica, e anche nelle interviste, che ho letto durante la mia tesi, come confronto alle opere di Vivian Lamarque. Mi è sempre rimasta la curiosità di leggerla e mi ci sono messa adesso, a 2 anni dalla laurea.
È intensa e cupa, costantemente in bilico tra il trascorrere della vita e l'attesa della morte. La sua bibliografia mi ha stregato, non so se chi l'ha scritta fosse particolarmente bravo o se davvero mi affascina lei. Quando ho letto Pecorella nella nebbia mi son detta "Questa!", pensando di riportare una poesia nel blog. Incantata dalle metafore, dalle parole estranee che unite generano meraviglia «Il treno lascia una linea di respiro». Quasi disegni per una favola, se non fosse per la «tristezza», ma ancor di più, per quel «fiore trascurato» e l'ultima strofa, in cui ogni sogno o speranza viene negato.
Comunque se vi incuriosisce, il libro ce l'ho e anche la possibilità di prestarvelo, in caso. Ma ho la sensazione che non otterrà molta simpatia... chissà perché.
1 commento:
Mi piace lo sbuffo del treno visto quasi come la nuvoletta di condensa che emettiamo con il respiro nelle giornate fredde.
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