Ho iniziato la giornata con una certa tristezza oggi. Prima di tutto ho finito di leggere Eclipse, che mi ha lasciato nello stomaco una pesante sensazione di tristezza, retaggio del dolore che provano i personaggi nelle ultime pagine. Secondo, dalla voce di Platinette, sono venuta a conoscenza della morte di Michael Jackson. Un altro peso nella pancia, ad aggiungersi a quello già esistente. Faccio fatica a motivare la sensazione. Non sono mai stata una sua fan, anche se apprezzo le sue canzoni. Soprattutto ho ben chiaro in mente quanto sia stato grande il suo contributo nel mondo della musica e non solo. Si pensi a uno dei video più belli della storia, Thriller. Per non parlare della sua bravura come ballerino. Insomma, che sia stato una presenza importante nello spettacolo lo sanno tutti, è innegabile.
Penso però che il motivo vero per cui ho sentito quel peso, sia stato provocato più per la pietà che provavo per la persona Michael, piuttosto che non per il personaggio pubblico Jacko.
Pena, pietà, compassione. Non ammirazione. Non perché non avesse talento, ma perché ha vissuto un'esistenza luminosa infelice. Luminosa, per le luci dello spettacolo. Infelice, per tutto il resto. È triste ammetterlo, ma non riesco a pensare a lui e non averne compassione, rattristarmi. Gli è stata strappata l'infanzia troppo presto. L'ha rivoluta indietro quando non era più il momento di viverla e non l'ha più lasciata. Un bambino, un Peter Pan certo, ma che non sapeva volare, perché i pensieri felici erano difficile da trovare.
Pedofilo o meno, psicotico o meno, mi rammarico che sia morto senza riuscire a trovare pace nell'anima sicuramente tormentata.
Io la vedo così, forse non è vero, ma non importa.
Altra morte di ieri, meno eclatante: Farah Fawcett, una Charlie's Angel. Mi rattrista pensare che non sia riuscita a sposarsi prima di lasciare il compagno di 30 anni di vita.
Passeranno anche questi giorni di pagine nere. Per ora, mi resta questo peso di tristezza.
Penso però che il motivo vero per cui ho sentito quel peso, sia stato provocato più per la pietà che provavo per la persona Michael, piuttosto che non per il personaggio pubblico Jacko.
Pena, pietà, compassione. Non ammirazione. Non perché non avesse talento, ma perché ha vissuto un'esistenza luminosa infelice. Luminosa, per le luci dello spettacolo. Infelice, per tutto il resto. È triste ammetterlo, ma non riesco a pensare a lui e non averne compassione, rattristarmi. Gli è stata strappata l'infanzia troppo presto. L'ha rivoluta indietro quando non era più il momento di viverla e non l'ha più lasciata. Un bambino, un Peter Pan certo, ma che non sapeva volare, perché i pensieri felici erano difficile da trovare.
Pedofilo o meno, psicotico o meno, mi rammarico che sia morto senza riuscire a trovare pace nell'anima sicuramente tormentata.
Io la vedo così, forse non è vero, ma non importa.
Altra morte di ieri, meno eclatante: Farah Fawcett, una Charlie's Angel. Mi rattrista pensare che non sia riuscita a sposarsi prima di lasciare il compagno di 30 anni di vita.
Passeranno anche questi giorni di pagine nere. Per ora, mi resta questo peso di tristezza.
1 commento:
Trent'anni insieme e si pensano di sposarsi quando lei sta per morire... mi pare che ne abbiano avuto tutto il tempo...
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