lunedì 1 settembre 2008

A Lourdes come pastorella con l'Unitalsi

Sono tornata! "Vacanze" finite. Le ferie invece no, dato che ho inaugurato il nuovo status di "persona in ferie a tempo indeterminato".
Ebbene sì, a quanto pare sono ufficialmente disoccupata, anche se il contratto mi scade domani.
Parliamo di Louders che è meglio.
Inizio col dire che mi ha stancato come mai nessuna esperienza di campo, o simile, intrapresa nella mia vita! L'anno scorso il campo in bicicletta in Toscana mi aveva distrutta, psicologicamente e fisicamente, ma non allo stesso modo.
Dormivamo circa 5 ore a notte, camminando tutta la giornata. Purtroppo il nostro hotel distava circa venti minuti da Lourdes, perciò andavamo a letto molto dopo rispetto gli altri anni di pellegrinaggio dell'Unitalsi, e ovviamente ci svegliavamo prima!
Non mi è mai capitato in vita di dover fare sforzi sovraumani per non addormentarmi a messa o durante le riflessioni col vescovo! Mi giravo, guardando gli altri compagni di stanchezza e vedevo teste ciondolare e pose da colpo di sonno repentino. La cosa un po' mi consolava. Mi vergogno a dirlo, ma non sono riuscita a seguire una sola predica in piena coscienza in tutta la settimana. E le messe a Lourdes, capirete bene, di certo non mancano. Qualcuno penserà che magari era colpa della noia e della poca vivacità delle stesse, il che è anche vero, ma in questi casi, quando sono in stato di normo-attività fisica e celebrale, di solito mi perdo a pensare ai fatti miei. Non mi addormento davvero.
Questa stanchezza mi ha fatto vivere un po' male l'esperienza. Quando si trattava di scarrozzare vecchietti o di servire il pranzo, i miei servizi da volontaria della Pastorale Giovanile o se volete Pastorella come ci chiamavano, non c'erano problemi. Ero attiva e presente. Nel momento in cui era necessario fermarsi un attimo e prendere coscienza di essere in un luogo santo, in un luogo miracoloso, avevo il tracollo. Insomma, se si va in certi luoghi, ci si va anche per pregare o almeno per meditare. Purtroppo questo sono riuscita a farlo poco. Forse ero abituata a esperienze più forti o forse più totali.
A impedirmi questa purificazione spirituale dalla sfiga di quest'anno che prosegue, oltre alla stanchezza, si è aggiunta l'affollamento di gente presente per il 150° anniversario della prima apparizione.
Insomma tranquillità e silenzio non esistevano. Almeno non nelle quantità in cui io ne avrei avuto bisogno.
Sì, mi sto lamentando. Non sono sprovveduta però, sapevo che sarebbe stato così. Perciò, in realtà, non mi sto lamentando, sto dicendo come stavano le cose e come le ho vissute.
È stata lo stesso una bella esperienza, mi lascia la voglia di ritornare per provare quella pace che non sono riuscita a sentire la scorsa settimana.
In questo post sono finite cose brutte. Domani vedrò di rimediare, visto che di cose belle ce ne sono state.

3 commenti:

Stefi ha detto...

M'infilo un attimo per condividere una cosa... ecco, io non ho mai fatto un'esperienza di servizio simile, lì a Lourdes.
Però qualche anno fa (parecchi, in verità) mi è capitato di andarci, con la famiglia.
E devo dire che, pur non avendo mille miglia da percorrere e tempi da rispettare, io son tornata a casa più vuota che piena: troppo caos per i miei gusti! La fila per l'acqua, la fila per il posto in chiesa, la fila per poter pregare.. mah, a me 'ste cose non piacciono un granché! preferisco un posticino tranquillo in mezzo ai monti del Casentino toscano, dove fatico per arrivare ma poi mi trovo il mio angoletto solo mio e so che lì trovo sicuramente più da dire e raccontare. Credo che la casa di Francesco sia in fondo più accogliente... più spoglia ma più accogliente...

mOKa ha detto...

Di sicuro non sono tornata a casa vuota, perché solo l'idea di Bernardette che si vede apparire davanti la Madonna riempie. Però condivido molto il tuo pensiero. Credo sia un fatto molto personale. Io non amo la confusione. Ritagliarsi uno spazio per sé dovrebbe essere semplice: basta isolarsi da tutto mentalmente... Ma l'ansia che mi procura la massa è incancellabile!

F/\B!O ha detto...

Ecco, in un mese sono stato ad Assisi (quota 5) e a Lourdes (prima volta). Nella prima ho vissuto sia esperienze di servizio che esperienze personali e la trovo adatta ad entrambe. Secondo me, invece, togliere a Lourdes la dimensione del servizio vuol dire viverla a metà. Essere mani e gambe di fratelli e sorelle che stanno attraversando il periodo della prova è un'esperienza incredibile. Che poi han dato molto più loro a me che io a loro. E magari la penserei diversamente se fossi stato io quello con le ruote.