martedì 19 gennaio 2016

Trentatreesima tappa: Lettere cattoliche

A differenza di quelle di Paolo, queste sette lettere non sono state scritte in risposta a dei problemi specifici o a un singolo destinatario/comunità. Sono dette cattoliche nel senso di universali, rivolte a tutti i credenti. Ad essere precisi non hanno esattamente la forma di una epistola, ma sembrano più prediche o comunque sermoni scritti.
La Lettera di Giacomo, forse l'apostolo figlio di Alfeo detto il «minore» o forse un parente stretto di Gesù, raccoglie discorsi su diversi aspetti della vita cristiana, in particolare sul comportamento: ascoltare e vivere la Parola, dedicarsi ai poveri, spendersi nelle opere, contenere la lingua e le discordie, diffidare delle ricchezza, attendere pazientemente la venuta del Signore. È da qui che abbiamo preso la seconda lettura del nostro matrimonio (Giac 1,19-25).
La Prima e la Seconda lettera di Pietro esortano a tenere duro durante i periodi in cui si è messi alla prova e a cercare instancabilmente una vita santa e una fede pura, evitando le insidie dei falsi predicatori.
La Prima lettera di Giovanni incita a rompere con il peccato per camminare nella luce, a praticare l'amore cristiano, a vivere da figli di Dio e a lasciarsi inondare dal suo amore per essere nella gioia.
La Seconda e la Terza lettera di Giovanni sono dei brevi biglietti, indirizzati il primo a una Chiesa locale e il secondo a un membro fervente di un'altra comunità. Si distinguono dalle altre lettere cattoliche appunto per i destinatari e per la forma di vera e propria epistola, ma sono inserite qui per unicità d'autore.
La lettera di Giuda, non Iscariota ma il fratello di Giacomo, mette in guardia dai predicatori itineranti, che si insinuano nelle comunità guastandone la fede e i costumi.
A me piacciono più di quelle di Paolo.

Nessun commento: